«Tra le cose che si considerano appresso alla questione della nascita, la principale è quella della durata della vita. Sarebbe difatti ridicolo se noi giudicassimo delle abitudini e delle azioni di un bambino che non può arrivare all’età adatta ad esplicarle» [Claudio Tolomeo, Tetrabiblos, libro III, cap. XI 'Della durata della vita'].
Questo passo tolemaico esprime nella sua profonda sintesi la ratio che sta alla base della determinazione della durata della vita in Astrologia.
La tematica della morte, della fine dell’esistenza organica e dell’esperienza fisica su questo piano materiale, è da sempre fonte di angoscia e di paura per l’uomo.
Lo è particolarmente per l’uomo moderno che, in virtù delle recentissime conquiste scientifiche (si pensi, ad esempio, agli esperimenti di biogenetica, alla mappatura del DNA con conseguente possibilità di sua manipolazione), si è posto in una condizione di particolare preminenza nei confronti della natura e del creato. Eppure la morte continua a costituire per l’essere umano di ogni tempo fonte di timore e paura in quanto costituisce uno dei limiti insuperabili e invalicabili che mette in dubbio quel senso di onnipotenza che, a volte, pervade l’animo dell’uomo moderno, costituendone la prova della sua limitatezza. La morte, dunque, rimane un evento certo e ineluttabile di cui l’uomo è consapevole e del quale cerca di rimuoverne il pensiero.
Nell’Astrologia ellenistica, il dator vitae, il punto che in una genitura rappresenta la vita, il luogo dove risiede e da dove promana la forza vitale (locus emittendi vim habens), veniva denominato Afeta (in gr. αφέτα). Questo luogo assume un predominio nel significare la vita [in gr. επικρατητορ (epikratêtor)] e differisce dal pianeta che, sulla base delle dignità essenziali, viene ad assumere il dominio di tale luogo [in gr. οικοδεσπότες (oikodespotês)] e il quale viene ad esercitare certi diritti [in gr. λόγοι (logoi)] o familiarità [in gr. οικειώσις (oikeiôsis)] sul luogo afetico.
Nella tradizione astrologica araba, il pianeta predominatore [in gr. επικρατητορ (epikratêtor)] e quello che ne assume il dominio [in gr. οικοδεσπότες (oikodespotês)] vennero, rispettivamente, chiamati haylâj (latinizzato in hylech o hyleg) e kadhkhudâh (latinizzato in alcochoden): il primo esprime lo stato o condizione dell'esistenza; il secondo è il datore degli anni [«Si dice che l'hylech sia il luogo della vita, perché da esso si può trovare lo stato di vita, mentre l'alcochoden è il donatore o il significatore degli anni» (Umar ibn al-Farrukhân al-Tabarî, Omar de nativitatibus et interrogationibus)].
Fra teoria afetica e quella dell'alcochoden (pervenuta in modo frammentario e incompleto attraverso la letteratura astrologica araba) esiste una differenza filosofica di fondo. La teoria afetica considera l'esistenza come atto e ne valuta il termine, la fine, sulla base di un incontro accidentale tra luogo afetico e quello aneretico; la teoria dell'alcochoden considera la vita come potenza, come qualità sostanziale (la sostanza vitale), la quale è significata nella carta di natività da uno dei sette pianeti visibili, sulla base della sua propria natura e delle sue condizioni nello Zodiaco, nell'epiciclo e nello spazio locale (mondo).
La vita è costituita da una serie di esperienze che si svolgono lungo un arco temporale che prende avvio da un luogo, l’Afeta (in gr. αφέτα), e termina in un altro luogo, l’Anereta (in gr. ανερέτα): quando sono state vissute tutte le esperienze all'interno di quest'arco temporale, la vita dell’essere umano volge al termine, in quanto non sussiste più la ragione della sua permanza su questo piano dimensionale.
Il primo che ha parlato di Afeta (in gr. αφέτα) e Anereta (in gr. ανερέτα) è stato Ermete Trismegisto nelle Tavole Smeraldine. Su queste tavole aveva inciso delle Leggi, in cui affermava la regola del 'ciò che è in basso è come ciò che è in alto'. Secondo questa legge esiste una relazione tra l’Ordine Celeste e l’Ordine Terrestre, un macrocosmo e un microcosmo che si devono unire. Ognuno è un microcosmo all'interno di un macrocosmo e riflette esattamente, ma in piccolo, l’Universo circostante. Gli esseri umani sono legati al macrocosmo dalla durata della loro vita, non solo singola ma di tutti gli esseri viventi; attraverso lo studio dell’Afeta e dell’Anareta è possibile conoscere l’inizio e la fine della propria esistenza. Gli antichi astrologi consideravano la vita di ogni uomo collegata intimamente con una particolare configurazione astrale, una relazione “misteriosa” tra i pianeti e le loro posizioni e gli accadimenti e gli eventi della vita, come se l’essere umano fosse tirato da qualcosa che non riesce a capire. Lo si può chiamare destino. Costituisce un lungo processo di lavoro che fa parte dell’evoluzione di ogni individuo.
Secondo quanto indicato da Tolomeo, per determinare l’Afeta (in gr. αφέτα) bisogna distinguere tra genitura o natività diurna e notturna (si ricordi che la genitura è diurna quando il Sole si trova nell'emisfero diurno visibile, ovvero sopra l’orizzonte).
Dichiara Tolomeo: «Di questi prorogatori occorre eleggere, nelle geniture diurne, anzitutto il Sole se si trova nei luoghi prorogatori, altrimenti la Luna; a difetto l’astro che detiene più diritti di dominio sul luogo del Sole, del novilunio precedente e dell’oroscopo ovvero quando, cinque essendo i modi del dominio, ne detenga tre in uno o più luoghi di quelli predetti. A difetto eleggeremo, per ultimo, l’oroscopo. Di notte, anzitutto la Luna, in seguito il Sole, quindi l’astro che detiene più diritti di dominio sul luogo della Luna, del plenilunio precedente e della sorte di fortuna. Infine, a difetto, si eleggerà l’oroscopo se la sizigia precedente è un novilunio, la sorte di fortuna se un plenilunio. Se entrambi i luminari e il dominatore della propria fazione fossero nei luoghi prorogatori, occorre eleggere l’astro che si trova nel luogo di maggiore autorità. Si dovrà inoltre preferire il dominatore ad entrambi i luminari quando occupa un sito dimaggiore autorità e quando ha diritto di dominio su entrambe le fazioni» [Tetrabiblos, libro III, cap. XI 'Della durata della vita'].
Nello stesso capitolo, Tolomeo chiarisce quale luogo deve definirsi afetico. Egli afferma: «i luoghi afetici sono quelli nei quali si trova il pianeta signore della vita»; «considereremo, tra i più significativi di essi, l’Oroscopo nei suoi primi cinque gradi in particolare, ma anche negli altri venticinque gradi seguenti; l’undicesima casa, che è detta quella del Buon Genio […]; poi il Medio Cielo […]; inoltre la nona casa, detta Casa di Dio […] ed infine l’Occidente […]»; e tra questi i luoghi più potenti sono, in ordine progressivo, «innanzitutto i gradi posti al Medio Cielo, poi quelli posti all’Ascendente, in seguito quelli nel segno che segue il Medio Cielo [ossia: la Casa XI, N.d.S.], quindi quelli posti all’Occidente [ossia: la Casa VII, N.d.S.], ed infine quelli situati nel segno che precede il Medio Cielo [ossia: la Casa IX, N.d.S.]» [Tetrabiblos, libro III, cap. XI 'Della durata della vita']. Appare necessario e non superfluo notare e sottolineare che i 5° precedenti e i 25° seguenti l'Oroscopo (AS), ovvero l'orizzonte orientale, sono gradi di altezza (h).
Sintetizzando, secondo Tolomeo, si deve considerare Afeta (in gr. αφέτα):
1) in genitura o natività diurna (ossia: quando il Sole si colloca sopra l’orizzonte):
a) il Sole, se si trova in un luogo afetico [ossia: entro 5° sopra o 25° di altezza (h) sotto l’Oroscopo (AS), oppure nella Casa X, XI, VII o IX];
b) la Luna, se il Sole non soddisfa la precedente condizione [ossia: se non si trova entro 5° sopra o 25° di altezza (h) sotto l’Oroscopo (AS), oppure nella Casa X, XI, VII o IX];
c) il pianeta dominatore dell’hairesis diurna [ossia: il pianeta non combusto che governa almeno tre delle cinque dignità (domicilio, esaltazione, triplicità, confine, decano) sul Sole, sulla sizigia novilunica precedente la natività oppure sull’Oroscopo (AS)], se nessun luminare viene ad assumere il ruolo di Afeta (in gr. αφέτα) oppure se, pur trovandosi i luminari in luogo afetico, tale pianeta è situato in luogo afetico più potente;
d) l'Oroscopo (AS), se i luminari non soddisfano le condizioni richieste o in assenza di un pianeta dominatore dell'hairesis diurna;
2) in genitura o natività notturna (ossia: quando il Sole si colloca sotto l’orizzonte):
a) la Luna, se si trova in un luogo afetico [ossia: entro 5° sopra o 25° di altezza (h) sotto l’Oroscopo (AS), oppure nella Casa X, XI, VII o IX];
b) il Sole, se la Luna non soddisfa la precedente condizione [ossia: se non si trova entro 5° sopra o 25° di altezza (h) sotto l’Oroscopo (AS), oppure nella Casa X, XI, VII o IX];
c) il pianeta dominatore dell’hairesis notturna [ossia: il pianeta non combusto che governa almeno tre delle cinque dignità (domicilio, esaltazione, triplicità, confine, decano) sulla Luna, sulla sizigia plenilunica precedente la natività oppure sulla sorte lunare o di fortuna (τύχη)], se nessun luminare viene ad assumere il ruolo di Afeta (in gr. αφέτα) oppure se, pur trovandosi i luminari in luogo afetico, tale pianeta è situato in luogo afetico più potente;
d) la sorte lunare o di fortuna (τύχη), se i luminari non soddisfano le condizioni richieste o in assenza di un pianeta dominatore dell'hairesis diurna.
Secondo Guido Bonatti, famoso astrologo italiano del Sec. XIII, assume il ruolo di haylâj (latinizzato in hylech o hyleg):
1) in genitura o natività diurna (ossia: quando il Sole si colloca sopra l’orizzonte):
a) il Sole, quando si trova nella Casa I, X o XI in segni zodiacali sia maschili (quelli ignei e quelli aerei) che femminili (quelli terrei e quelli acquei) oppure nella Casa VII, VIII o IX ma solo in segni zodiacali maschili (quelli ignei e quelli aerei) e, in ogni caso, configurato con il pianeta che esercita una dignità essenziale (domicilio, esaltazione, triplicità, termine, decano) nel luogo in cui si trova il luminare diurno [Tractatus X, col. 675];
b) la Luna, quando si trova nella Casa I, IV, VII o X (Case angolari) in segni zodiacali sia maschili (quelli ignei e quelli aerei) che femminili (quelli terrei e quelli acquei) oppure nella Casa II, V, VIII o IX (Case succedenti) ma solo in segni zodiacali femminili (quelli terrei e quelli acquei) e, in ogni caso, configurata con il pianeta che esercita una dignità essenziale (domicilio, esaltazione, triplicità, termine, decano) nel luogo in cui si trova il luminare notturno [Tractatus X, col. 675];
2) in genitura o natività notturna (ossia: quando il Sole si colloca sotto l’orizzonte):
a) la Luna, quando si trova nella Casa I, IV, VII o X (Case angolari) in segni zodiacali sia maschili (quelli ignei e quelli aerei) che femminili (quelli terrei e quelli acquei) oppure nella Casa II, V, VIII o IX (Case succedenti) ma solo in segni zodiacali femminili (quelli terrei e quelli acquei) e, in ogni caso, configurata con il pianeta che esercita una dignità essenziale (domicilio, esaltazione, triplicità, termine, decano) nel luogo in cui si trova il luminare notturno [Tractatus X, col. 675];
b) il Sole, quando si trova nella Casa I, X o XI in segni zodiacali sia maschili (quelli ignei e quelli aerei) che femminili (quelli terrei e quelli acquei) oppure nella Casa VII, VIII o IX ma solo in segni zodiacali maschili (quelli ignei e quelli aerei) e, in ogni caso, configurato con il pianeta che esercita una dignità essenziale (domicilio, esaltazione, triplicità, termine, decano) nel luogo in cui si trova il luminare diurno [Tractatus X, col. 675];
3) in caso di natività sia diurna che notturna, quando nessuno dei due luminari (Sole oppure Luna) osservano le precedenti condizioni:
a) se la sizigia precedente la natività era novilunica (congiunzione dei luminari):
I) l’Oroscopo (AS), a condizione che sia configurato il pianeta che esercita una dignità essenziale (domicilio, esaltazione, triplicità, termine, decano) nel luogo in cui si trova oppure la Luna [Tractatus X, col. 675];
II) se l’Oroscopo (AS) non osserva le precedenti condizioni, la Parte di Fortuna, a condizione che sia configurato il pianeta che esercita una dignità essenziale (domicilio, esaltazione, triplicità, termine, decano) nel luogo in cui si trova oppure la Luna [Tractatus X, col. 675];
III) se né l’Oroscopo (AS) o la Parte di Fortuna osservano le precedenti condizioni, la sizigia novilunica precedente la natività [Tractatus X, col. 675];
b) se la sizigia precedente la natività era plenilunica (opposizione dei luminari):
I) la Parte di Fortuna, a condizione che sia configurato il pianeta che esercita una dignità essenziale (domicilio, esaltazione, triplicità, termine, decano) nel luogo in cui si trova oppure la Luna [Tractatus X, col. 675];
II) se la Parte di Fortuna non osserva le precedenti condizioni, l’Oroscopo (AS) aa condizione che sia configurato il pianeta che esercita una dignità essenziale (domicilio, esaltazione, triplicità, termine, decano) nel luogo in cui si trova oppure la Luna [Tractatus X, col. 675];
III) se né l’Oroscopo (AS) o la Parte di Fortuna osservano le precedenti condizioni, la sizigia plenilunica precedente la natività [Tractatus X, col. 675].
A queste condizioni, si possono aggiungere quelle indicate da Abū ʿAlī al-Khayyāṭ (أبو علي الخياط), autore arabo conosciuto in Occidente come Albohali.
Questo astrologo suggerisce di considerare anche il quadrante diurno nel quale si trovano i luminari (il Sole e la Luna), se maschile o orientale oppure femminile od occidentale.
Secondo Abū ʿAlī al-Khayyāṭ, assume il ruolo di haylâj (latinizzato in hylech o hyleg):
1) in genitura o natività diurna (ossia: quando il Sole si colloca sopra l’orizzonte):
a) il Sole, quando si trova nella Casa I, X, VII o IV (Case angolari), o nella Casa XI, VIII, V o II (Case succedenti) e in segni zodiacali maschili (quelli ignei e quelli aerei), o in un quadrante diurno maschile od orientale (il quadrante diurno I e III), a condizione che sia configurato con il pianeta che esercita una dignità essenziale (domicilio, esaltazione, triplicità, termine, decano) nel luogo in cui si trova [cap. II 'L'hyleg e la conoscenza della lunghezza della vita'];
b) la Luna, quando si trova nella Casa I, X, VII o IV (Case angolari), o nella Casa XI, VIII, V o II (Case succedenti) e in segni zodiacali femminili (quelli terrei e quelli acquei), o in un quadrante diurno femminile od occidentale (il quadrante diurno II e IV), a condizione che sia configurato con il pianeta che esercita una dignità essenziale (domicilio, esaltazione, triplicità, termine, decano) nel luogo in cui si trova [cap. II 'L'hyleg e la conoscenza della lunghezza della vita'];
c) se nessuno dei due luminari (Sole oppure Luna) osserva le precedenti condizioni, l'Oroscopo (AS), se la sizigia precedente la natività era novilunica, oppure la Parte di Fortuna, se la sizigia precedente la natività era plenilunica, a condizione che sia configurato con il pianeta che esercita una dignità essenziale (domicilio, esaltazione, triplicità, termine, decano) nel luogo in cui si trova;
d) se l'Oroscopo (AS) oppure la Parte di Fortuna non osservano le precedenti condizioni, il pianeta che esercita maggiore dignità essenziale (domicilio, esaltazione, triplicità, termine, decano) nel luogo in cui si trova la sizigia precedente la natività, sia essa novilunica oppure plenilunica;
1) in genitura o natività notturna (ossia: quando il Sole si colloca sotto l’orizzonte):
a) la Luna, quando si trova nella Casa I, X, VII o IV (Case angolari), o nella Casa XI, VIII, V o II (Case succedenti) e in segni zodiacali femminili (quelli terrei e quelli acquei), o in un quadrante diurno femminile od occidentale (il quadrante diurno II e IV), a condizione che sia configurato con il pianeta che esercita una dignità essenziale (domicilio, esaltazione, triplicità, termine, decano) nel luogo in cui si trova [cap. II 'L'hyleg e la conoscenza della lunghezza della vita'];
b) il Sole, quando si trova nella Casa I, X, VII o IV (Case angolari), o nella Casa XI, VIII, V o II (Case succedenti) e in segni zodiacali maschili (quelli ignei e quelli aerei), o in un quadrante diurno maschile od orientale (il quadrante diurno I e III), a condizione che sia configurato con il pianeta che esercita una dignità essenziale (domicilio, esaltazione, triplicità, termine, decano) nel luogo in cui si trova [cap. II 'L'hyleg e la conoscenza della lunghezza della vita'];
c) se nessuno dei due luminari (Sole oppure Luna) osserva le precedenti condizioni, la Parte di Fortuna, se la sizigia precedente la natività era plenilunica, a condizione che sia configurato con il pianeta che esercita una dignità essenziale (domicilio, esaltazione, triplicità, termine, decano) nel luogo in cui si trova [cap. II 'L'hyleg e la conoscenza della lunghezza della vita'];
d) se la Parte di Fortuna non osserva le precedenti condizioni, la sizigia novilunica oppure plenilunica precedente la natività, a condizione che si trovi nella Casa I, X, VII o IV (Case angolari), o nella Casa XI, VIII, V o II (Case succedenti) e configurata con con il pianeta che esercita una dignità essenziale (domicilio, esaltazione, triplicità, termine, decano) nel luogo in cui si trova [cap. II 'L'hyleg e la conoscenza della lunghezza della vita'].
Se l'haylâj (latinizzato in hylech o hyleg) non è identificabile, la genitura si deve considerare come appartenente alla Tertia Differentia e sta indicare che il nativo avrà vita breve.
L'Anereta (in gr. ανερέτα) è il luogo che si contrappone all’Afeta (in gr. αφέτα), in quanto in grado di mettere in crisi la corrente vitale fino a porvi termine.
Secondo Tolomeo, luoghi aneretici sono Marte, Saturno [il primo perché eccessivamente secco, il secondo perché eccessivamente freddo (le suddette qualità si oppongono al caldo e all'umido, generatrici della vita)] oppure il Sole, quando la Luna assume il ruolo di Afeta (in gr. αφέτα). Dichiara l'alessandrino: «grado distruttore appare il grado dell’orizzonte occidentale. [...] sono distruttori i luoghi delle stelle malefiche, Saturno e Marte, sia che giungano incontro per corpo, sia che proiettino da non importa quale luogo il quadrato e il diametro e talora anche l’esagono nelle parti che si ascoltano o si vedono mediante equipotenza; inoltre il quadrato al luogo prorogatoriomedesimo secondo la successione dei segni e talora, in dodecatemori di lunga ascensione, anche l’esagono in quanto corrotto, in dodecatemori di breve ascensione il trigono. Infine, quando la Luna è prorogatrice, anche il luogo del Sole distrugge» [Tetrabiblos, libro III, cap. XI 'Della durata della vita'].
Generalmente, può essere considerato Anereta (in gr. ανερέτα), in ordine di importanza, il pianeta:
1. posto in Casa VIII (Anereta per presenza);
2. malefico, signore della Casa VIII (Anereta per reggenza);
3. che affligge l'Afeta (in gr. αφέτα);
4. in aspetto malefico con la cuspide della Casa VIII oppure con Saturno o Marte (soprattutto se posizionato in ottava casa).
L'haylâj (latinizzato in hylech o hyleg), che esprime lo stato o condizione dell'esistenza, deve essere tenuto distinto dal kadhkhudâh (latinizzato in alcochoden), il quale è il datore degli anni (Dator annorum). A tal proposito, afferma William Lilly: «Gli Arabi osservarono inoltre quale pianeta avesse maggiore dignità essenziale nel luogo dell’Hyleg, e con quale aspetto osservasse questo luogo. Questo pianeta lo hanno chiamato Alcochodon, o datore di anni; ed erano del parere che il nativo potesse vivere molti, moltissimi oppure pochissimi anni significati da questo pianeta, secondo il corso naturale della vita […]» [William Lilly, Christian Astrology, (pp.530-531)].
Il kadhkhudâh (latinizzato in alcochoden) promette un'aspettativa secondo il numero degli anni (minori, medi e massimi) del pianeta che ne assume il ruolo in una genitura.
Il numero degli anni promessi varia a seconda la Casa in cui si colloca il pianeta che assume il ruolo di kadhkhudâh (latinizzato in alcochoden):
1) se si colloca in Casa angolare (I,IV,VII o X), promette i suoi anni maggiori;
2) se si colloca in Casa succedente (II, V, VIII o XI), promette i suoi anni medi;
3) se si colloca in Casa cadente (III, VI, IX o XII), promette i suoi anni minori.
Il pianeta che si configura con quello che assume il ruolo di kadhkhudâh (latinizzato in alcochoden) può aggiungere o sottrarre a quest'ultimo tempo a seconda che sia benefico oppure malefico, dignificato oppure debilitato.
Infatti, tale pianeta configurato:
1) quando è benefico:
a) se in congiunzione o in aspetto benefico (sestile o trigono), aggiunge:
I) se dignificato, i suoi anni minori;
II) se in condizione mediocre, un numero di mesi pari ai suoi anni minori;
III) se debilitato, un numero di giorni oppure ore pari ai suoi anni minori;
b) se in aspetto malefico (quadratura o opposizione), non aggiunge né sottrae;
2) quando è malefico:
I) se in congiunzione oppure in aspetto malefico (quadratura o opposizione), sottrae i suoi anni minori;
II) se in aspetto benefico (sestile o trigono), non aggiunge né sottrae.
3) quando si tratta di Mercurio:
I) se è configurato ai pianeti benefici, aggiunge i suoi anni minori;
II) se è configurato ai pianeti malefici, sottrae i suoi anni minori.
Infine, secondo Abu’Ali al-Khaiyat, «se l’Alcochoden è disposto in modo da indicare una vita breve e Giove e Venere si trovano all’Ascendente o al Medio Cielo, vi sarà speranza che il nativo vivrà tanto più a lungo quanto la quantità dei suoi anni minori, a meno che il termine dell'Ascendente e la Luna sia impedito da <astri> malefici, o uno dei <pianeti> benefici che indicava la vita è il signore della Casa della morte, perché allora è indicato un breve spazio di vita e una morte rapida» [Abu’Ali al-Khaiyat, De Iudiciis Nativitatum Albohali, cap. IV 'Quanto gli astri aggiungono o sottraggono agli anni dell'Alcochoden'].
Un esempio può chiarire l’uso del metodo dell’kadhkhudâh (latinizzato in alcochoden).
Esempio
La genitura presa in esame è quella di John Fitzgerald Kenndy Sr., 35mo Presidente degli Stati Uniti d’America, nato a Brookline (Massachusetts - Usa) il 29 maggio 1917 alle ore 15h 00m.Essendo la carta diurna, il Sole in Casa VIII (Casa succedente) e in ` (segno zodiacale maschile) sarebbe candidato al ruolo di haylâj (latinizzato in hylech o hyleg).
Tuttavia, nessun pianeta che esercita dignità essenziale sul luogo del Sole si configura con il luminare diurno; di conseguenza, il Sole non è haylâj (latinizzato in hylech o hyleg).
La Luna in Casa XI (Casa succedente), in c (segno zodiacale femminile) e configurata per quadrato con Mercurio (pianeta che esercita dignità essenziale sul luogo della Luna), viene ad assumere il di haylâj (latinizzato in hylech o hyleg).
Il pianeta che assume il ruolo di kadhkhudâh (latinizzato in alcochoden) è Mercurio, pianeta nel cui domicilio si colloca la Luna.
Esaminando attentamente, possiamo notare che Mercurio in _ è peregrino, ma in levata eliaca mattutina, crescente nel moto e nella luminosità, nella sua fazione. Un bilanciamento delle condizioni permette di potergli assegnare i suoi anni medi (ossia: 48 anni).
Dal momento che si trova fisicamente congiunto sia con Giove che con Marte, il primo aggiunge un tempo pari ai suoi anni minori (ossia: 12 anni), il secondo sottrae i suoi anni minori (ossia: 15 anni).
In sintesi, si ha:
48 anni +
15 anni –
18 anni =
_______________________
45 anni
John Fitzgerald Kenndy Sr. morì a Dallas il 22 Novembre 1963 all'età di 46 anni e 5 mesi.
Secondo Abu’Ali al-Khaiyat, «quando conosci quanti anni l'Alcochoden ha dato, dirigi i gradi di ascensione fino al punto in cui arriva ai corpi o ai raggi delle <stelle> malefiche. Perché quando si arriva a quel luogo, <ciò> significa la distruzione del nativo, senza negare l'onnipotenza di Dio» [Abu’Ali al-Khaiyat, De Iudiciis Nativitatum Albohali].
Osservando la genitura di John Fitzgerald Kenndy, la Luna haylâj arriva per direzione mondana su Saturno di natività [pianeta avente natura o virtù aneretica (Anereta per essenza)] e al sestile orario di Marte di natività posto nella Casa VIII [pianeta anereta per essenza e per presenza].
Infine, nello Zodiaco, il luogo 0° e 21' arriva per direzione sulla Luna, in trigono a Marte di natività e realizzando un salto (exalma), figura climaterica particolarmente critica per l'esistenza.
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